giovedì, marzo 5

Sulle regole

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La giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, segnato dall'incomunicabilità.
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Non può funzionare l'amministrazione della giustizia, quel complesso che coinvolge i giudici, i tribunali, le corti, gli avvocati, i pubblici ministeri, le prigioni, le persone sul cui destino tutto ciò incide il più delle volte pesantemente.
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E non può funzionare la giustizia intesa come punto di riferimento, come base dei rapporti tra gli abitanti del mondo, dispensatrice, prima ancora che verificatrice, di quel che spetta e quel che è tabù, delle possibilità e dei carichi, degli ordini e dei divieti, delle limitazioni e della libertà.
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La giustizia non può funzionare se i cittadini non comprendono il perché delle regole. Se non lo comprendono tendono a eludere le norme, quando le vedono faticose, e a violarle, quando non rispondono alla loro volontà.
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Perché la giustizia funzioni è necessario che cambi questo rapporto.
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Certo, un'osservanza assoluta di regole giuste non sarà mai universale.
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Ognuno di noi è un essere umano, che si porta dietro ogni giorno tutte le sue imperfezioni, e che non potrà mai architettare e praticare forme di convivenza perfetta.
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Certo, il male non può essere estirpato del tutto dalla storia; e la natura umana, la sua finitezza mortale è essa stessa fonte frequente di angoscia e sofferenza. A tutto questo non possono porre rimedio le regole e la loro osservanza.
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In questi confini, la scelta consapevole, e la sua appplicazione coerente, di tendere al modello sociale basato sul riconoscimento dell'essere umano stabilisce la direzione del percorso e qualifica ogni sua tappa. Più si procede, più si allargano le possibilità di vedere se stessi e ognuno degli altri come soggetti e non come oggetti; di essere liberi e non sottomessi, cittadini e non sudditi.
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Si tratta di un percorso infinito, nel quale, prima e più della meta, conta il modo di essere sulla strada, la coerenza di ogni gesto e di ogni parola rispetto al risultato finale. E' il percorso, non il traguardo, a riempire la persona del proprio valore e della propria dignità.
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Tutti noi siamo sul percorso, dipende da ognuno di noi dove questo ci porterà.
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